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Paola Avallone, Napoli 30 marzo 2020

1. Dove vivi? Che lavoro fai?


Vivo a Napoli, nel quartiere di Furigrotta. Per gli sportivi incalliti, il quartiere dove si trova lo Stadio San Paolo. Vivo in un parco residenziale, tra alberi e cinguettii di uccelli che vanno dalle grandi dimensioni dei gabbiani, passando per i pappagalli verdi, fino a piccoli usignoli.

Sono dirigente di Ricerca del CNR e nello specifico sono in forza dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo. Attualmente sono anche Direttore facente funzioni. Dunque sono una ricercatrice. Mi occupo di ricerca storico-economica e i miei “laboratori” sono gli archivi e le biblioteche, mentre le mie ampolle e i miei bricchetti sono le carte antiche e i libri.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


Ho tra i 51 e i 67 anni (mai chiedere l’età ad una signora). Dunque sono Donna

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


I miei tempi in realtà non sono molto cambiati. Nel senso che spesso per il tipo di ricerca che svolgo, in particolare quando si tratta di elaborare dati raccolti in archivio e biblioteca e di scrivere, spesso mi capita di preferire di stare a casa per concentrarmi meglio. Soprattutto in questa fase in cui sono anche Direttore del mio Istituto, dove le incombenze legate alla gestione dell’Istituto non mi permettono di dedicarmi completamente alla ricerca. I tempi dunque sono rimasti gli stessi. Si lavora a partire dalle 9.00. Unico neo è che sembra che questo orario non finisce mai, se non ci fossero le pause caffè, pranzo e cena. Mi manca molto il contatto con le carte antiche degli archivi e sopperire con la documentazione online non è sufficiente per fare un buon lavoro di ricerca. Questo mostra sempre più la necessità di investire nelle digital humanities.

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


L’organizzazione casalinga non è molto cambiata. Sveglia presto anche perché ho due figlie che tra università e scuola sono anche loro in smart-study mode, e hanno conservato gli orari pre-emergenza, oltre ad un marito che anche lui, docente universitario, è alle prese con le lezioni online. Dal lunedì al venerdì sveglia alle 6.30. Si va a letto come sempre: tra le 10.30 e la mezzanotte. Uno dei cambiamenti è stato sicuramente una maggiore sociabilità in famiglia, soprattutto nei momenti di condivisione dei pasti: a seconda chi è libero, io o mio marito, si prepara per pranzare e cenare tutti insieme.

C’è una maggiore attenzione alla pulizia della casa: come era solito fare una signora che veniva una volta alla settimana per fare le pulizie, tutti insieme si pulisce da cima a fondo e in poco più di tre ore la casa è uno specchio.

Lo svago continua ad essere rappresentato da serie tv, film, e libri. La sociabilità si cerca di intrattenerla, anche con i familiari, attraverso le varie piattaforme di rete, anche se non è la stessa cosa andare a trovare tua mamma che abita in altro quartiere.

Per noi donne è un disastro non poter avere cura dei nostri capelli. Per quanto la ricrescita si cerca di camuffare con improbabili bombolette spray coloranti, purtroppo, per noi povere donne vintage, certamente alla fine di questa emergenza ci vorranno sedute dai parrucchieri di almeno 7/8 ore. Per non parlare di estetista. Ma cerco di fare del mio meglio e di “aggiustarmi” con improbabili camuffamenti per essere in grado di affrontare con decenza le riunioni in videoconferenza.

L’alimentazione non è cambiata. Nel senso che qui a casa si stava a dieta prima e si continua a stare a dieta anche ora. Anche se un po' tutti masterchef siamo diventati. La mancanza di pizzerie aperte il sabato sera ci ha fatti diventare tutti esperti pizzaioli, oltre che grandi fotografi delle leccornie prodotte con questa o quella ricerca, della nonna, della zia, dell’amica, del bimby, di giallozafferano o di chiarapassion, o di cookaround e chi più ne ha più ne metta. Io, per esempio, il giorno di S. Giuseppe, il 19 marzo, sono diventata anche grande pasticcera, perché insieme alle mie figlie abbiamo fatto le famose zeppole di S. Giuseppe, bignè con crema pasticcera e amarena. Ci abbiamo impiegato 7 ore, abbiamo buttato per tre volte l’impasto, ma alla fine ci siamo riuscite. Ma giuro che l’anno prossimo le vado a comprare! Per ovviare ad un possibile ingrassamento causato dall’inattività, la domenica è dedicata alla “pesata pubblica familiare”. Non vi dico chi perde sempre. IO!

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Mi ero fatta tante promesse, di fare questo o quello. Niente di niente. Presa dal lavoro e dalla famiglia, ho continuato a rimandare. Solo dopo 20 giorni di quarantena mi sono decisa di fare un po' di attività fisica, piazzandomi davanti alla televisione seguendo un corso di aerobica che mi ricorda quando avevo 20 anni. Ma quanto mi sono divertita… Non vi dico l’ilarità delle mie figlie.

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Con nessuno in particolare. Continuo ad avere la sintonia che avevo prima con le stesse persone.

7. Dove vorresti essere adesso?


Vorrei essere a passeggiare sulla spiaggia, oppure a sciare, oppure a veder il Gran Canyon. Insomma in uno spazio all’aperto.

8. Cosa ti manca di più?


Passeggiare, senza la paura di essere multata.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


La libertà di poter uscire senza dovermi giustificare.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


La salute. Questo virus spero abbia fatto capire a tutti quanto sia importante salvaguardare la nostra salute da tutti i punti di vista, a cominciare dal rispetto dell’ambiente, dal rispetto degli altri, dal dare il giusto peso alle cose, e dal riscoprire e mantenere alti i valori della famiglia.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Non so cosa cambierà. La storia ci insegna che dopo eventi catastrofici cambiano molte cose. Ma sono certa che questa esperienza resterà nei ricordi di tutti, indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’estrazione socio-culturale, e solo il tempo ci farà capire cosa sarà effettivamente cambiato. Certo non torneremo ad essere come prima. Vorrei solo dimenticare, ma questo è impossibile, le numerose perdite umane che abbiamo subito.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Difficile rispondere a queste ultime domande. Un vero è proprio cambiamento negli altri non lo vedo, se non nelle persone più sensibili. Le persone che vogliono colpire negativamente lo stanno facendo anche ora in tempo di coronavirus. Altre persone potrebbero cambiare dopo, quando torneremo ad una vita più sociale. Non ci è dato sapere. Io mi sento più disponibile verso gli altri, ma solo e soltanto verso quelli che lo meritano. Quelli che prima tolleravo per quieto vivere, ora non li tollero più.



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