1. Dove vivi? Che lavoro fai?
Vivo a Roma, il mio lavoro è la scrittura, soprattutto libri per ragazzi ma non solo. Per tantissimi anni ho fatto la giornalista e continuo a scrivere.
2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere
51-67
3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?
Lavoravo a casa, quindi da questo punto di vista non molto è cambiato. Però viaggiavo anche molto in Italia per incontrare gli studenti o per festival, conferenze, ecc. Da questo punto di vista il cambiamento è stato ovviamente totale. Mi sono dispiaciuta per alcuni incontri e momenti a cui avrei voluto esserci ma confesso che questo tempo stanziale non mi dispiace. Se non fossimo di fronte a una situazione terribile dal punto di vista socio-sanitario con drammi economici per tanti e l’incognita del futuro per tutti, lo vivrei anche come un tempo ritrovato, liberata dalla pressione che proviene dell’esterno. Ovviamente ci sono anche difficoltà; ad esempio lavori di team dove la presenza fisica, l’incontro, sono essenziali per un confronto di idee. Ci sono le tecnologie che aiutano ma il filtro è forte e anche gli scambi di idee, di proposte li vivo “rallentati”, più farraginosi, come incapsulati. Ma forse, in questo caso, conto la mia età, le miei preferenze al confronto diretto, “fisico” anche se uso estesamente strumenti e piattaforme digitali.
4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?
Non mi sono mai molto occupata dei lavori casalinghi a differenza di ora. E in fondo la cosa non mi dispiace. Ora cucino molto, passo moltissimo tempo con mia figlia e con il mio compagno. Mi diverto a scovare la ginnastica online (io che l’ho sempre vissuta come una tortura). Amo giocare a burraco e grazie ai figli e amici dei figli più tecnologici ci riusciamo benissimo sia pure a distanza, persino parlandoci. Con le amiche ci sentiamo spesso a piccoli gruppi per chat-aperitivi o per festeggiare a distanza un compleanno…. E poi ci sono le conference call, le riunioni di lavoro. Non molte ma ti riportano più di ogni altra cosa al dovere che chiama.
5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?
Non molto perché ho molto da lavorare. Diciamo che lo spazio “vuoto” libera molti più pensieri e ti consente una maggiore immersione, o forse focalizzazione in ciò che conta davvero nella vita.
6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?
Con i miei affetti, i figli, il compagno, alcuni parenti ma anche con i miei amici più cari. Scopri anche chi ti manca maggiormente, e istintivamente riformuli la tua scala delle “sorellanze” e “fratellanze”.
7. Dove vorresti essere adesso?
Qui dove sono va bene. Non ci sono luoghi dove rifugiarsi in questo momento ma c’è un mondo che cerca di salvarsi.
8. Cosa ti manca di più?
Le passeggiate e soprattutto l’idea di libertà.
9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?
Ho riscoperto il tempo lento e con mia figlia, ormai grande e in telelavoro a casa con me, la “sorellanza” un rapporto alla pari, dividiamo i lavori di casa, ci divertiamo a volte, ci facciamo confidenze, piccoli favori, stabiliamo riti che fanno piacere, il tè a una certa ora, ad esempio.
10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?
Il tempo lento anche se penso che quando (e se) tutto riprenderà sarà difficile sottrarsi alle pressioni dall’esterno. Però la memoria di queste settimane può aiutare.
11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?
L’essenza dei rapporti, il piacere di sapere come sta l’altro semplicemente perché ti interessa davvero sapere come sta e fargli sapere che lo pensi, che ci sei.
12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?
Ci sono domande o meglio riflessione che ho pensato spesso ma di cui oggi abbiamo, ho, una sensazione quasi fisica. Si tratta di sentire con mano la fragilità della nostra esistenza, il potere di una natura che si riprende il suo spazio, il suo respiro, la sua forza enormemente maggiore della nostra. La Terra torna a respirare e ci avverte che per farlo ci può anche uccidere. Lei vivrà.
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