1. Dove vivi? Che lavoro fai?
Vivo a Roma e sono una ricercatrice in Fisica delle Alte Energie.
2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere
Età: 51-67, genere femminile.
3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?
Il cambiamento principale ha riguardato l’impossibilità di viaggiare, una necessità nel mio lavoro davvero importante, soprattutto quando si ha un esperimento in un laboratorio estero o si hanno incarichi istituzionali che necessitano relazioni con enti di ricerca nazionali e internazionali. Questo problema è stato però mitigato dal fatto che la pandemia ha costretto la chiusura di quasi tutti i centri di ricerca europei e non solo e tutti si sono dovuti adeguare a proseguire le attività in modalità telematica.
Lo smart working (in questo caso lavoro fuori sede, questa volta a casa, possibile per ricercatori e tecnologi degli EPR) è stata invece una modalità di lavoro da me già utilizzata per aumentare l’efficienza in momenti di particolare carico lavorativo. Infatti l’isolamento individuale consente spesso una maggiore concentrazione, nessuna distrazione da conversazioni e telefonate in ufficio e la possibilità di dedicarsi ad una quantità indubbiamente maggiore di cose da leggere, commentare, chiudere. Inoltre l’azzeramento dei lunghi e faticosi tempi romani per raggiungere il luogo di lavoro, ha consentito anche un guadagno di tempo non indifferente, sempre a vantaggio dell’efficienza lavorativa.
4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?
Sicuramente stando a casa è migliorata di molto l’alimentazione. Muoversi molto nel proprio lavoro comporta, infatti, doversi adeguare a luoghi privi di mensa e spesso consumare un pasto frettoloso presso bar, paninoteche e tavole calde.
Ho inoltre apprezzato e riconquistato il piacere di stare di più a casa, riscoprire oggetti dei quali avevo dimenticato l’esistenza, passare più tempo in compagnia del coniuge.
Non è cambiato molto lo svago o la socialità già molto scarse a causa degli impegni lavorativi particolarmente onerosi negli ultimi anni. Di fatto il lockdown mi ha colto di sorpresa proprio mentre si apriva una fase lavorativa diversa e non mi ha permesso di riorganizzare completamente il mio tempo lasciandomi parzialmente in una situazione sospesa che dovrò riesaminare quando torneremo alla normalità.
5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?
Assolutamente si, soprattutto mettere a posto le carte, i libri, gli angoli della casa trascurati da tempo e le cose personali. Ho anche cercato di vedere qualche film che desideravo vedere da tempo, di dedicarmi di più alla lettura e ai rapporti con i familiari anche se da remoto.
6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?
Con le persone che da sempre si battono per migliorare la qualità della vita sia con la scienza che la politica, ma anche semplicemente con il loro lavoro. In questo periodo di emergenza sanitaria, la sintonia (oltre alla solidarietà) è con il personale sanitario che si è dedicato a curare le persone contagiate.
7. Dove vorresti essere adesso?
In un posto di potere per contribuire alla fase nuova che verrà e che dovrebbe fare tesoro di tutto quello che abbiamo imparato da questa pandemia.
8. Cosa ti manca di più?
La libertà di movimento.
9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?
No.
10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?
La capacità di ritagliarmi un po’ di tempo per impegnarmi in cose diverse dal mio lavoro.
11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?
Vorrei che non si dimenticasse la capacità (o il coraggio?) di mettere “rapidamente” in pratica soluzioni ritenute fino a poco prima del lockdown troppo innovative o poco sperimentate o ancora tutte da valutare e rimandate di solito a tempi non definiti. Per fare un esempio, credo che le modalità lavorative come lo smart working, le conferenze telematiche, l’eventuale turnazione nei posti di lavoro e cose simili che hanno funzionato molto bene, abbiano dimostrato che bisogna essere più decisi e meno timorosi nello sperimentare nuove forme organizzative sia lavorative che sociali che possano migliorare la qualità della vita e anche essere magari più efficaci nei risultati. Sono fortemente convinta che, con cadenza definita, occorrerebbe valutare ed eventualmente adottare misure nuove per ammodernare continuamente le nostre organizzazioni , essere al passo con i tempi. La tecnologia evolve, i modelli sociali pure, in generale il sapere aumenta ed è fondamentale fare continuamente tesoro di questa crescita.
Credo che un altro aspetto emerso in modo molto chiaro e da non dimenticare è quanto possa intralciare la burocrazia esagerata. Il monito deve essere quello di semplificare, semplificare, semplificare…...
Va inoltre sottolineata una grande novità che ha portato la gestione dell’emergenza, ossia il ricorso alla scienza da parte del Governo centrale per prendere decisioni complesse e responsabili. Il ricorso da parte delle istituzioni a task force fatte da gruppi di esperti è una pratica nuova che deve assolutamente rimanere. Di fatto avviene da tempo nei Paesi industrialmente avanzati come la Germania, ma non ha mai attecchito in Italia. L’esposizione al grande pubblico, tramite i media, di scienziati e istituzioni di ricerca fino a qualche mese fa poco o per nulla note alla maggior parte delle persone, è stata sicuramente una novità importante. La pandemia è stata un’occasione unica per conferire importanza sociale alla ricerca scientifica e farla percepire dalle persone come un utile strumento.
Infine la gestione dell’emergenza ha messo in evidenza una totale mancanza di un equilibrio di genere nei vertici decisionali e nelle task force messe in campo. Per contro, in questo frangente della pandemia, sono state proprio le donne a subire maggiormente ciò che viene deciso e organizzato a causa del carico di lavoro sia familiare che lavorativo. Occorre quindi battersi per imporre nell’immediato futuro modalità diverse nella costituzione dei gruppi decisionali, soprattutto quelli di consulenza tecnica che possono essere formati liberamente.
12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?
Mi sono meravigliata del rispetto delle regole dettate dai vari DPCM, pensavo che gli italiani fossero molto più indisciplinati.
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