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Pietro Greco, Ischia 29 marzo 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo sull’isola d’ Ischia (in questo momento), Isolano isolato. Sono un giornalista e uno scrittorie.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


Età prossimo ai 65. Il mio genere: maschile.

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

I tempi non sono cambiati. Lavoro tra le 8 e le 10 ore al giorno. Sono cambiate invece radicalmente le abitudini: invece dei treni, delle redazioni, delle conferenze, degli alberghi … casa mia.

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Passeggiavo molto, ero sono costretto alla sedentarietà.

Nello svago, nulla.

Nella socialità: meno amici e colleghi, più famiglia.

Cura della persona e della casa: poco è cambiato.

Alimentazione: prima ai bar e ai ristoranti. Ora cucino io.


5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Poco. La quantità e l’intensità del lavoro non è cambiata. E, cucina a parte, non ho tempo per altro.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Con la mia famiglia. Ma anche con alcune persone che stanno emergendo dal mare della mediocrità: il presidente Mattarella, Papa Francesco. Due persone che non sono di sinistra, come me, ma che hanno una sensibilità umana (e, dunque, politica) che mi piace e a cui guardo con ammirazione e speranza.


7. Dove vorresti essere adesso?


Su un treno? Scherzo. Per adesso sto bene e sono felice di dove sono: a casa, con la mia famiglia.

8. Cosa ti manca di più?

La vita sociale.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

Ho scoperto il valore della solidarietà. Ma anche prima era per me centrale. Ora però lo vivi in maniera più intensa. Sento che frasi come “solo uniti si vince” non siano mera retorica.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


Sembrerà banale, ma nel silenzio che circonda la mia casa e il mio giardino ho scoperto il canto degli uccelli. Lo cercherò ancora, dopo.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Certo, è cambiata la percezione della nostra umana fragilità. Vorrei che questa consapevolezza restasse anche dopo. E’ questo che non vorrei dimenticare. Ma non per piangermi addosso. Al contrario, per continuare alcune battaglie per rendere più sostenibile e meno fragile la nostra vita, individuale e collettiva.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

Vedo che gli italiani, salvo eccezioni, stanno rispondendo bene, con calma e compostezza. Non sono cambiati loro (noi), È cambiata la percezione che abbiamo di loro (di noi stessi).

Vedo che l’Europa in cui molto ho creduto, credo e crederò ancora non è all’altezza della situazione. Pare che molti cuori si siano induriti. Una grande occasione perduta.

Prima non avrei pensato di dover ribaltare così drasticamente il giudizio sull’Europa. Sono sempre stato realista in fatto di casa comune europea, ma ora la triste realtà sta superando anche il più cinico pensiero.

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