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Sveva Avveduto

Sabina Pellizzoni, Roma 27 marzo 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Roma. Tecnologo amministrativo presso l’INFN Istituto nazionale di fisica nucleare – Divisione Fondi Esterni.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


36-50.

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


Nella mia attività spesso lavoro in collegamento con colleghi sparsi sul territorio nazionale attraverso numerose piattaforme on line. I tempi di lavoro si sono forse estesi avendo una vita sociale forzatamente ridotta. Le modalità sono piuttosto invariate, ovviamente manca il contatto con alcuni colleghi dell’ufficio che però svolgono mansioni differenti (non collaboriamo).

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


E’ cambiato tantissimo. Svolgo attività di volontariato quotidianamente e seppur sto preservando questo spazio laddove possibile è evidente che c’è stato una diminuzione delle possiblità di interazione. Inoltre avendo una vita sociale e numerosi rapporti la distanza e l’impossibilità di incontrarsi fisicamente è molto pesante. Ovviamente grazie ai numerosissimi strumenti che la tecnologia ci offre si riesce ad essere connessi ed in rapporto ma questo tempo inedito ha palesato che il virtuale mai e poi mai può sostituirsi alle relazioni di prossimità. A scontare questo problema sono ovviamente i più fragili e i più soli.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Per il momento non ancora, il tempo si è dilatato ma ancora non riesco a gestirlo come desidereri, forse anche l’invasione del lavoro in smart working , l’iper connessione non aiuta a “staccare”.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


L’isolamento nel mio caso sta facendomi apprezzare con gratitudine la forza di legami solidi e duraturi coltivati negli anni. Questa solidità aiuta a non sentirsi soli e soprattutto sento in questo tempo con maggiore evidenza la follia di certi pensieri sovranisti o di certe politiche gridate e alla ricerca perenne di un nemico. Questa pandemia ha mostrato la follia di muri e barriere che non fermano il virus e non difendono mai. Si è capito che forse il male non è da ricercare nei diversi ma è da sconfiggere con più umanità. Spero che in futuro, usciti da questa tragedia, saremo in gradi di ricomprendere che siamo cittadini del mondo e che la globalizzazione tutto mercato ed economia, che oggi ci presenta il conto, sarà mitigata da un nuovo umanesimo che guardi ad una riconversione ecologica e solidale.



7. Dove vorresti essere adesso?


In giro.

8. Cosa ti manca di più?


La libertà di uscire e incontrare de visu le persone senza timore di un abbraccio e una stretta di mano.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


Ho rafforzato la coscienza di quello che è “indispensabile” nella vita: la vita e le relazioni.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


Sicuramente ripensare il tempo e le attività quotidiane dando priorità alle cose che contano.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Come detto sopra vorrei vivere con accresciuta consapevolezza il tempo e le occasioni. Cosciente già da ora del grande privilegio di una “quarantena” confortata da ogni cosa.


12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Vedo che la gente sta vivendo con responsabilità e pazienza questo tempo, sono dimessi i toni aggressivi e urlati e si vede bene nelle lunghe file composte davanti ai supermercati. Spero che questo approccio più cortese e meno gridato resti anche in futuro. L’essenzialità a cui siamo “costretti” spero faccia maturare in me e in tutti come scrivevo sopra un approccio alla società agli altri più umano e solidale. Abbiamo anche compreso il grandissimo valore della democrazia e delle istituzioni come base per il “buon governo” e non come proclami e slogan senza costrutto. Spero anche che finalmente si torni ad investire nel welfare state a partire dagli ospedali. L’augurio è anche che si avvii finalmente un serio processo di sburocratizzazione e di serio sviluppo del digitale (penso al valore dello smart working o alla costituzione di servizi di prossimità da potenziare.


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