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Roberta Fulci, Roma 28 marzo 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?


Vivo a Roma e sono una comunicatrice scientifica alla radio (Radio3) e sul web.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


36-50 F

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


All’inizio con i colleghi ci alternavamo in redazione per limitare l’affollamento sul luogo di lavoro. Poi abbiamo iniziato a lavorare quasi tutti da casa. Io lavoro da casa dal 10 marzo: le nostre riunioni son diventate telefonate, chat, videoconferenze. Alcuni dei miei colleghi alla radio conducono i programmi dai loro appartamenti, con un dispositivo di trasmissione portatile.


4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


Vedo gli amici in videoconferenza e mi è capitato di parlare un po’ più spesso con persone che di solito sento di rado. Qualche volta abbiamo guardato un film in contemporanea e poi l’abbiamo commentato a distanza. Non riesco a leggere quanto mi aspettavo, almeno non libri, perché sono risucchiata dalle notizie. Cucino moltissimo, ascoltando la radio o i podcast. Sono un po’ più attenta del solito alla pulizia di casa.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Il tempo libero si è rivelato non essere poi molto: il mio impegno lavorativo quotidiano è circa lo stesso di prima. Non uscire però mi pesa molto e per rimediare faccio yoga con un tutorial youtube quasi ogni giorno. Spesso contemporaneamente ad altri amici, così poi ci lamentiamo insieme dei dolori muscolari!


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Con la mia famiglia. Con pochi amici molto stretti. Con i colleghi con cui si è instaurato un lavoro di squadra indispensabile per scandire le mie giornate.


7. Dove vorresti essere adesso?


All’aperto!


8. Cosa ti manca di più?


Il verde, il poter passeggiare senza scopo, le serate fuori.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

1. Che cosa significa essere medici o infermieri.

2. Per la prima volta mi confronto con l’idea di “approvvigionamento”. Trovo ancora tutto quello di cui ho bisogno, ma mai prima d’ora avevo vissuto momenti in cui nei supermercati “non c’è la farina”. Solo adesso mi accorgo che poter comprare senza difficoltà ciò che mi serve non è scontato.

3. Sono molto più consapevole di prima di come mi muovo in casa e fuori, degli oggetti potenzialmente infetti che tocco, dei comportamenti a rischio che posso aver avuto in passato.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

L’attività fisica.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

La sensazione di comunità che percepisco molto forte rispetto all’enorme numero di persone che in questo momento vedono il loro quotidiano cambiare in modo così invasivo, ovunque nel mondo, per la stessa ragione.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

Vedo gli altri reagire in modi molto diversi tra loro. Il crescere della paura è evidente in tutti, ma è anche evidente che c’è chi si sente personalmente a rischio e chi no. Quando non eravamo ancora costretti a casa, trovavo molto difficile decidere cosa fare e cosa evitare. Attorno a me si alternavano allarme e scetticismo e io facevo fatica a tracciare delle soglie del tipo: questo posso farlo, questo invece è meglio di no. E mi sono chiesta spesso: se adesso fossi costretta ad andare comunque al lavoro, come la vivrei?


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