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Sveva Avveduto

Oretta Di Carlo, Sabina 9 aprile 2020

1. Dove vivi? Che lavoro fai?


Vivo in Sabina (zona a Nord di Roma), sono una psicoterapeuta.


2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


51/67, donna

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


Moltissimo, nel senso che ho dovuto sospendere gli impegni professionali, che in alcuni casi continuo ad ‘alimentare’ con messaggi, telefonate e via skype.


4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


Il dato più rilevante di questo ‘tempo sospeso’ è il ‘rallentamento’, dentro e fuori di me, e questo è un gran bene. Ovunque c’è un silenzio irreale… Roma poi sembra un’altra città (ho dovuto accompagnare mia madre per una visita), davvero meravigliosa, come dovrebbe essere per poter godere appieno della sua bellezza e del suo ‘spirito’, violentato dallo smog, dal traffico e dalla sporcizia. Ecco, poter vivere questi centri storici a dimensione umana credo sia il dono più grande, vedere gli animali che si riprendono i loro spazi, respirare aria finalmente pulita. Spero davvero che nessuno dimentichi, soprattutto i/le giovani generazioni, per capire che il vero virus è il modello di sviluppo che sta uccidendo Madre Natura e in essa tutto ciò che vive. Il vero virus sono quegli umani che perseguono solo la religione del massimo profitto con il minimo sforzo, che sono però una minoranza, quindi se ciascuna/o si assume la sua personale responsabilità, anche nei piccoli gesti legati agli acquisti, all’alimentazione, allo stile di vita, credo che la partita si possa ancora giocare, perché questo pianeta è davvero splendido.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Sì, ho riordinato la mia libreria, ho ritirato fuori la macchina da cucire per fare delle riparazioni in attesa da tempo e per realizzare delle mascherine con dell’ottimo cotone che stava in cantina, ho ripreso a fare i dolci in casa, le pizze e il pane…


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Con molte persone che condividono la mia sensibilità rispetto all’ambiente e che non cedono alla paura dilagante, ma fanno tesoro di percorsi personali di studio e pratiche che consentono di vedere in questa crisi da pandemia una grande opportunità, come in tutte le crisi.

7. Dove vorresti essere adesso?


Esattamente dove sono.


8. Cosa ti manca di più?


La libertà di movimento. Essendo tendenzialmente un po’ ‘orsa’, non mi manca tanto lo svago o i contatti, che seppure virtuali non mancano, quanto la possibilità di condividere momenti formativi ed esperienziali di crescita con dei gruppi di pari o con pazienti e con amiche/amici.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


Forse i social, grazie ai quali in poco tempo si riesce ad aggiornarsi, sapendo discernere, come sempre.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


Il piacere della lentezza, che poi è tipica della Vita umana: per ‘fare’ un umano ci vogliono 9 mesi. Per avere un raccolto bisogna attendere la morte del seme e la nascita di una nuova pianta, e se si prova ad accelerare, come negli allevamenti intensivi, si offende la legge naturale, che poi si vendica…

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Spero ardentemente che tutti non dimenticheremo questa lezione straordinaria. Vorrei portare con me questo senso di pace profonda, che nasce dalla consapevolezza di un nuovo equilibrio che ciascuno deve creare nel suo privato, tra la sua anima e il suo corpo, tra l’essere e l’avere, ma anche di un nuovo modo di vivere, lavorare e condividere nella socialità, nell’incontro con ciò che ci è simile e con ciò che è diverso: la realtà è una, siamo tutti interconnessi e interdipendenti.


12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Credo di cogliere in molte persone finora non particolarmente critiche una percezione più espansa della nostra vulnerabilità e interconnessione. È bastato un piccolo virus per fermare il mondo, e questo non lo avrei mai immaginato!

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