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Mila Bottegal, Trieste 31 marzo 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo a Trieste, splendida città cosmopolita e dalle molteplici possibilità di svago … ma non in questo periodo :(

Lavoro come impiegata al Laboratorio Interdisciplinare (ILAS) della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA)


2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


Sono una donna di 57 anni


3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


Personalmente sono a casa dall’ufficio da venerdì 13 marzo. Sono entrata nella terza settimana di telelavoro e, in questo periodo, ho alternato ferie/festività soppresse/recupero ore a giornate di lavoro da casa. È ovvio che il ritmo e le possibilità sono diverse rispetto al lavoro in ufficio dove ho un doppio monitor, i miei documenti cartacei e, soprattutto i colleghi con i quali confrontarsi immediatamente. Ma si può fare e lo stiamo facendo :)

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


Non mi sveglio più alle 5.50 ma mi concedo 1 ora in più di sonno (sarà dura tornare alla vita “normale”). La cura della persona non cambia anche se non c’è l’assillo della scelta quotidiana degli abiti da indossare. La casa, ormai, è catalogata come “primo ingresso” tanto è pulita e perfetta. Mangio di più, questo non lo nascondo, ma mi sembra di mangiare più sano evitando il bar della SISSA e gli invitanti panini :) Con gli amici siamo in contatto tramite WhatsApp, Skype, mail e telefono anche se non è la stessa cosa di una cena, un aperitivo, una gita in Carso o un incontro di persona. Anche con alcuni colleghi siamo costantemente in contatto: già da tempo abbiamo un gruppo su WA e ci sentiamo spesso via Skype.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Un sacco di cose! Dal pulire a fondo la casa, al fare pulizia delle mail, a scrivere articoli per la pubblicazione del nostro gruppo speleologico. E leggere, leggere e leggere molto di più di prima.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Sicuramente con Gianni, il mio compagno. Dopo quasi 26 anni di convivenza, avremmo dovuto sposarci il 30 aprile ma non succederà. L’abbiamo presa con filosofia: abbiamo aspettato tanto, aspetteremo ancora un po’. Nel frattempo ci siamo riguardati “I promessi sposi” perché siamo in sintonia anche con Renzo e Lucia :))

7. Dove vorresti essere adesso?


In questo preciso momento? Sembra assurdo ma vorrei essere in SISSA, nel mio ufficio con i miei colleghi. E appena finito di lavorare, fiondarmi in Carso a fare una passeggiata approfittando delle giornate più lunghe e del bel tempo spazzato dalla bora.

8. Cosa ti manca di più?


Uscire, vedere gli amici, bere una birra in compagnia e chiacchierare.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


Il tempo a disposizione. Anche se le giornate sono sempre di 24 ore, prima ne avevo meno, o mi sembrava.



10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


No, non penso. Ho sempre cercato di dare importanza a qualsiasi cosa faccia.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Spero che non cambi nulla delle cose buone, spero che la gente abbia capito che per uscire da certi problemi bisogna seguire le regole anche se ci stanno strette. Mi ricorderò del silenzio che regna per la strada e della via sotto casa mia vuota. Ho calcolato che la mia generazione ha vissuto momenti importanti come l’austerity, la morte prematura (e un po’ sospetta) di Papa Luciani, Carosello, e altre vicende rilevanti. Il coronavirus entra di diritto nella lista delle cose fondamentali che, nel bene o nel male, ci fanno crescere.


12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Non mi sembra che la gente attorno a me sia cambiata. Siamo sempre stati austro-ungarici e non ci spaventiamo.


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