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Sveva Avveduto

Marina Mengarelli, Forlì 13 aprile 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo tra Forli’ e Roma, sono una sociologa, in semi pensione ma continuo a scrivere.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


66 anni, femmina.


3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


I cambiamenti che questo nuovo, obbligato, stile di vita ha comportato sono stati brutali. Le questioni di tempo sono una delle questioni centrali in questa vicenda, non solo perchè la variabile tempo è tra quelle di cui abbiamo conservato sia pure in modo vincolato l’accesso ma perchè il tempo assegna struttura a ciò che, comunque continua a scorrere, minuti, ore, giornate. Per quanto mi riguarda dividerei l’impatto del nuovo stile di vita in fasi, anche esse temporalmente scandite.

Fase uno: sbandamento profondo e ansia generalizzata. Aprire gli occhi al mattino e ritrovare tutti i problemi alieni con i quali dobbiamo confrontarci, esattamente dove li avevo lasciati il giorno prima innesca ansia. Scopro ogni mattina che non hanno fatto nessun passo avanti, da soli, mentre io dormivo. Poi la giornata, diversamente ma pur scandita da azioni di qualche genere, va avanti, senza una mia reale partecipazione attiva, aspetto che succedano cose, cose minime, che derivano da comportamenti automatici, aprire le finestre, tenere la casa pulita, pensare alla spesa e alla farmacia, situazioni altamente ansiogene. Ascolto e leggo notizie con disagio crescente. Certo voglio capire ma ho anche paura di farlo. A che serve preoccuparsi di quello che non puoi assolutamente cambiare?

Fase due: dalla impossibilità di uscire di casa e incontrare persone dal vivo scopro che deriva un forte desiderio di continuare a parlare con le persone alle quali voglio bene. In realtà non sono mai stata molto social e ora invece chiacchiero. E Anna, la mia dolcissima insegnante di Pilates ci ha riunite via 8x8, due volte alla settimana siamo tutte li, servizio di sostegno direi.

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


Le abitudini vecchie se ne sono andate altrove, quelle nuove avanzano e chiedono spazio, quindi no alla colazione al bar in centro ma si alla colazione al sole del mio giardino. No alla cenetta a due nel solito ristorante ma si alla cenetta a due nella nostra cucina, cucinare mi piace e non mi pesa e Carlo è un mio fan sfegatato, il che aiuta. Mai in quaranta anni si è lamentato di qualcosa, mangia tutto quello che gli metto nel piatto. Anche di fronte a esperimenti mal riusciti non fa una piega, Una delle molte ragioni per le quali lo amo.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

Tra le cose che ho ripreso a fare qualche anno fa c’è anche una piccola attività para artistica, nella fase uno ho dato fondo a tutti i materiali che avevo a disposizione. Carta, alluminio, non ne ho praticamente più. Leroy Merlin è ancora chiuso. Sto cominciando seriamente a pensare a un mural.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Con chi vive questo periodo in serenità, accettando le limitazioni alla nostra libertà con semplicità.



7. Dove vorresti essere adesso?

Sto bene qui, a casa con l’amore della mia vita. Vorrei solo che il mondo fuori si sistemasse.


8. Cosa ti manca di più?

Pensare lontano e progettare un tempo diverso da questo.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


Ho scoperto che mi piace coltivare le relazioni che ho con le persone alle quali voglio bene.


10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


Invecchiando mi sembra di avere imparato che sono un po’ diversa da quello che ho sempre pensato di essere. E questo tempo a spazialità limitata mi conferma che è vero. Mi piaccio di più anche se capisco che sono meno coraggiosa di quanto pensavo di essere. E ci convivo.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Molti pensano e dicono che il dopo ci troverà diversi, che saremo migliori, più consapevoli e generosi. Non sono molto convinta che sarà così, non mi pare che la nostra storia ci mostri evidenze su questo. Non lo so, quindi, se saremo stabilmente migliori, che però possiamo esserlo anche pure in modo transitorio è un fatto, ed è già qualcosa.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Credo che la consapevolezza di essere tutti davvero nella stessa identica situazione può far cambiare alcuni comportamenti. La generosità che vediamo praticata da molti, in termini di tempo, danaro, lavoro, è un insegnamento e un esempio. Ho sempre pensato che solo così si semina il cambiamento, mostrando che è davvero possibile praticarlo e disseminarlo.


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