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Lucia Martinelli, Trento 21 maggio 2020

1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo a Trento. Sono una ricercatrice. Dopo “una vita” di ricerca in laboratori di ora sono al MUSE – museo delle scienze di Trento. Dal “manipolare le piante” sono passata allo studio dell’impatto dell’innovazione biologica sulla percezione pubblica.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere

51-67


3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

Il grande cambiamento riguarda il contatto con le colleghe e i colleghi e nei vari network internazionali in cui sono inserita: ora il contatto è virtuale; non più “di persona” e non più i moltissimi viaggi per incontrarci. Sto lavorando in “smart-working”. Posso concentrarmi molto meglio nei lavori individuali (studio e scrittura) rispetto all’ufficio. Sono molto al computer, come lo ero prima, però.

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Prima ero sempre fuori casa. Inoltre, dal 7 marzo non sono a casa mia, ma in piccolo paese, in un luogo turistico a 20 minuti di macchina da Trento, a 800 m di altitudine. Ma soprattutto, nel quarantesimo anniversario di relazione, è la prima volta che col mio compagno conviviamo così a lungo. Lui cucina benissimo, quindi il regime alimentare è molto migliorato rispetto a quando lavoravo in città e il pranzo era in tavole calde o bar. Non serve il rossetto, per me prima indispensabile, e ho qui con me solo vestiti per escursioni in montagna e una tuta. Lo svago sono passeggiate nella natura e ammirare il panorama dalla casa. Giochiamo a carte. Suono e canto poco, strano.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

No (a parte convivere).

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Col mio compagno, con i miei affetti quando ci sentiamo virtualmente.

7. Dove vorresti essere adesso?

In questo microcosmo di bellezze naturali e uccellini cinguettanti mi sento protetta e sto bene. Ho spesso però immagini di luoghi dove sono stata. Ora vorrei essere sott’acqua.


8. Cosa ti manca di più?

L’idea di poter viaggiare e incontrare, senza sospetto di contagio, le persone.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

La salute, la buona qualità della vita, la libertà, la sicurezza economica… non sono opportunità scontate.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

Vivere vicina chi si ama, essere padrona del mio tempo.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

Vorrei ricordarmi di questo periodo per vivere ancora più intensamente e con più gratitudine le opportunità di incontri ed esperienze di quando uscirò da questa bolla di sapone protettiva.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

L’inizio dell’isolamento ha portato a cercarsi, a condividere emozioni e informazioni. Poi, con la routine, questa necessità mi è parsa affievolirsi, i contatti giornalieri sono diventati settimanali e poi più radi. Cosa provano i carcerati quando tornano “liberi”?

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