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Lorenzo Greppi, Firenze 25 aprile 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo a Firenze con mia moglie e sono architetto scenografo di musei.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere

Ho 62 anni (vado per i 63) e sono un maschio.

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

Prima viaggiavo molto (Italia e estero), attualmente lavoro da casa in regime di smart-working con tempi molto più dilatati e tantissima dispersione (a cui sto facendo l’abitudine).

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Più cura e attenzione verso un’alimentazione più sana. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto una particolare capacità né abilità (né interesse ?) nel curare rapporti sociali, ma ora mi impongo di fare quotidianamente telefonate a parenti ed amici, anche per condividere riflessioni e impressioni …

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

Ne ho approfittato per rimettere a posto un paio di cose: libreria, musica, fotografie, ecc. ma senza molta costanza … purtroppo, io che in tempi “normali” sono un lettore abbastanza famelico (di romanzi), non riesco a trovare la calma e la concentrazione per leggere.

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Mia moglie (con cui convivo) e i miei figli (invece tutti dispersi anche se nella stessa città.

7. Dove vorresti essere adesso?

A casa mia (dove sono).

8. Cosa ti manca di più?

Mi manca laprospettiva di una “nuova normalità” profondamente diversa dalla precedente. L’enorme delusione (o disillusione) rispetto alla prospettiva in un concetto di Europa solidale, capace di riconoscersi nei valori fondamentali della fratellanza, dell’amicizia tra popoli, nel cuore di una medesima grande cultura di cui è intrisa la mia storia personale e famigliare …

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

Riscopro l’importanza del tempo e dello spazio, una maggiore attenzione alle piccole cose e ai dettagli, ma anche all’ambiente, la natura, la salute, la cultura in generale.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

Spero di riuscire a rallentare la mia percezione del tempo e dello spazio, a non rinunciare alle piccole cose, ai dettagli, di guardare all’ambiente, la natura, la salute, la cultura in generale, con occhi diversi e con una diversa consapevolezza. Spero anche che la catena di solidarietà che si è istintivamente creata tra essere umani non si interrompa.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

Temo che purtroppo non cambierà nulla e che tutto tornerà alla supposta “normalità” di prima. Personalmente vorrei riuscire a non dimenticare, a conservare dentro di me quello che è successo per essere capace di raccontarlo e ritrasmetterlo, anche in piccolissima parte, con gli strumenti del mio lavoro di scenografo museale.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Percepisco negli altri i miei stessi dubbi, le mie stesse paure ed inquietudini rivolte soprattutto al timore che tutto tornerà come prima (e non ce lo possiamo più permettere): come esseri umani, stiamo intraprendendo una gigantesca e titanica lotta CONTRO la natura che ci attacca con questo virus ma, in parallelo, non siamo in grado di mettere neanche una frazione infinitesimale dello stesso impegno A FAVORE della natura stessa che - con il riscaldamento climatico, l’inquinamento, lo scioglimento dei ghiacci, la deforestazione, ecc. - ci sta lanciando messaggi disperati che continuiamo ad ignorare precipitando verso una situazione di non ritorno (di cui abbiamo forse già superato il limite).

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