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Sveva Avveduto

Lorenza Colicigno, Potenza 16 maggio 2020

1. Dove vivi? Che lavoro fai?


Vivo a Potenza, Basilicata, Italia.

Sono Lorenza Colicigno, docente in pensione, oggi svolgo attività di pubblicista e di scrittrice.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere

Ho 76 anni, sono femmina

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

I miei tempi di lavoro non sono molto cambiati, nel senso che anche il mio lavoro di giornalista e scrittrice si svolgeva prevalentemente on line. Certo mancano le conferenze stampa cui prima assistevo per lavoro e nelle quali si poteva evidentemente interloquire con gli organizzatori,erano occasioni importanti di scambio di vedute, adesso arrivano i comunicati stampa e dal punto di vista puramente informativo non è cambiato molto.

4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Non uscire di casa per due mesi cambia certamente le abitudini quotidiane, le relazioni familiari e le amicizie sono affidate ai video contatti, per il resto ho acquistato in lentezza, le mie abitudini alimentari non sono molto cambiate, a parte il fatto che sento maggiormente il bisogno di “dolci” consolatòri.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

Mi sto impegnando molto più di prima nella scrittura di racconti e poesie, cosa che in tempi diciamo normali consideravo piuttosto accessori, non perché non ci tenessi, ma perché in genere mi lascio trascinare dalle necessità quotidiane più che dalla mia ispirazione creativa.

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Sinceramente con me stessa. Poi con mio marito, che, essendo disabile, vive a casa da circa due anni, uscendo solo per visite mediche, adesso lo comprendo meglio, e lo ringrazio, perché mi ha insegnato che le limitazioni imposte dalle malattie vanno vissute con dignità e con il sorriso. È una bella lezione quella che la malattia ci costringere a ricevere: la dignità di saperle resistere, quando vorrebbe abbrutirci e annullarci. Da questa pandemia dovremmo aver appreso una lezione di umiltà e di nuova “sintonia” con i nostri simili. È così?

7. Dove vorresti essere adesso?

Non altrove, qui hola mia vita, i luoghi, le persone con cui ho affrontato tante difficoltà e tanti momenti belli. Non ho mai amato essere altrove, perché quando voglio viaggio nei miei luoghi interiori, in compagnia di un libro o dei ricordi.

8. Cosa ti manca di più?

Mi manca poter decidere del mio tempo-spazio in piena autonomia, benché non abbia mai sentito come una vera costrizione l’essere costretta a casa. L’ho vissuta come una scelta di buon senso, visto che sono un soggetto a rischio, in quanto asmatica.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

No, considero questo periodo una pausa in una vita pienissima di impegni, sentimenti, passioni, mi hanno fatto compagnia e non ho desiderato altro, se non, ovviamente, poter riprendere quella vita piena, in cui, però, cercherò di lasciare anche qualche spazio vuoto. Ecco, dunque, se devo dire che ho scoperto qualcosa, devo dire che ho scoperto l’importanza del tempo vuoto, ma solo per riprendere fiato.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

Come ho detto, non vorrei rinunciare ad una visione più lenta della vita.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

Non cambierà molto rispetto alla mia vita di prima, so che torneranno le conferenze stampa, torneranno i nipoti, torneranno le corse per rispondere alla esigenze di quanti e quante si attendono da me energia e risposte. Non voglio dimenticare nulla. Il mio motto è “ricordo, dunque sono”, ricordare tutto questo e saper trasferire tutto questo sarà un impegno per il mio futuro.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

Ci sono due livelli di cambiamento. Poiché ho riservato più spazio alla mia vita social, Facebook soprattutto, posso dire che non ho percepito cambiamenti in positivo, piuttosto in negativo, più esibizionismo, più cattiveria, più tuttologismo, ma il “mezzo” aiuta. Nella vita materiale mi sembra di aver colto un maggior senso di responsabilità, ma, dati i contatti limitati, temo che questa mia osservazione non possa avere valore statistico.

In quanto a domande, me ne sono poste tante. Sul nostro contemporaneo modo di vivere, sulle cose da cambiare a livello di difesa dell’ambiente, quindi a difesa del genere umano, sulla difficoltà di far prevalere gli interessi generali su quelli particolari, sulla difficoltà di apprendere dalle lezioni che la natura cerca di darci, ma che purtroppo dimentichiamo un attimo dopo che i segnali di pericolo che essa ci lancia si attenuano. È possibile che, come da ogni malattia si esce più deboli, anche da questa pandemia usciremo inizialmente indeboliti nelle nostre capacità di risposta alla cattiva gestione delle cose naturali e umane. Troveremo le risorse per riprenderci in mano il nostro destino? Saremo ancora in grado di soffrire e agire per i bambini senza speranze di vita, per le donne vittime di violenza, per le ingiustizie sociali o ci chiuderemo nei nostri egoismi e proseguiremo sulle usate vie del silenzio/assenso a politiche ambientali e sociali senza troppi scrupoli? Queste sono domande che mi sono sempre fatta e che continuerò a farmi, oggi più di ieri. Agirò, in ogni modo possibile, nei miei limiti individuali, perché a queste domande non ci si debba ancora dare risposte negative.

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