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Francesco Pirrone, Roma 6 aprile 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

A Roma e sono il Dirigente di Pianificazione e gestione del personale di un ente di ricerca.


2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


55 anni


3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

Dovendo continuare a svolgere una funzione essenziale in sede continuo ad essere presente in ufficio dalle 8 alle 21 e l’attività si è dilatata anche per seguire quelle di sorveglianza sanitaria coronavirus (monitoraggio costante piattaforma malattie e missioni in sede e piattaforma SSN presso ASL RM C) a supporto del Medico competente e del Responsabile Prevenzione.


4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Contrazione del tempo libero per seguire i colleghi in smart working che chiamano nelle ore più svariate ovvero per il monitoraggio di problematiche nelle sedi ISPRA in Italia. L’alimentazione è variata nel senso che si tende a cucinare in casa mentre per esigenze d’ufficio spesso la sera si cenava fuori.


5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

No.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Con i propri familiari.


7. Dove vorresti essere adesso?


In vacanza.


8. Cosa ti manca di più?


La Libertà di poter girare per Roma senza motivazioni da dare agli altri.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne

davi meno?


Come sopra: la Libertà di poter girare senza motivazioni da dare agli altri.


10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare

dopo?


Maggiore attenzione alla famiglia.


11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza

quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Nella tragedia del Coronavirus è emersa insieme a tanta generosità anche l’inefficienza strutturale organizzativa degli enti: la digitalizzazione è necessaria velocizzarla, rafforzare i supporti tecnologici di gestione, utilizzare approcci di lavoro alternativi a quelli ordinari (si può fare!). Non vorrei dimenticare i tanti morti e i tanti eroi: ecco, questa nazione non ha bisogno di eroi ma di una organizzazione e di una pianificazione seria che renda ordinario l’approccio allo svolgimento della vita sociale e lavorativa e non che ogni cosa assuma il carattere della straordinarietà e urgenza.


12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Dagli approcci sia in ufficio sia in quartiere emerge un quadro dove sono molte le persone che sembrano assumere atteggiamenti ansiosi ovvero depressivi: non vi è un approccio lucido e razionale a quanto sta accadendo; si osserva mediamente un comportamento più fragile di quello che possa pensarsi. Penso che quanto avvenuto ci farà meglio capire che la vita è il miracolo più bello che esista e che ci accorgiamo dell’importanza soltanto quando stiamo per perderla.


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