1. Dove vivi? Che lavoro fai?
Firenze, sono la Presidente nazionale di ARCI.
2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere
59 anni, donna.
3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?
Passavo diversi giorni a Roma e in giro per l’Italia, quindi sono cambiate moltissimo.
Purtroppo i miei ritmi di lavoro (riunioni, incontri on line) direi che sono quasi aumentati come impegno di tempo, ma molto cambiati nella loro modalità.
4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?
Certamente posso comunque dedicare un po’ più di tempo alla cura della casa ( piante, cibo, altro) ma purtroppo manca tantissimo la socialità, quella che vivevo in un lavoro di dirigente associativa. L’alimentazione è cambiata, ma non in meglio. Non che prima fosse molto salubre, ma oggi pranzo e cena con spese “programmate” fanno sì che mangi molti più carboidrati, dolci e roba poco sana.
5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?
Poco, purtroppo, ero iscritta a un corso di inglese che ho ricominciato a frequentare on line. Leggo un po’ di più ma non molto, Riesco a vedere un po’ di più i miei figli. E non muoiono più le tante piante che avevo comprato spesso per il mio balcone (anzi, la primavera mi ha dato un sacco di soddisfazioni)
6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?
Non lo so, guardando i media mi pare che la rappresentazione sia quella di situazioni diverse che però sono poi “un po’ tutte uguali”.
7. Dove vorresti essere adesso?
Non lo so. Oggi è venerdì pomeriggio, a programmare domani e dopodomani, e magari pensare all’organizzazione della mia associazione “in tempi normali”.
8. Cosa ti manca di più?
Il viaggio in treno da Firenze a Roma, una vita programmata.
9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?
Si, la dimensione casalinga. Piccoli momenti con i miei figli (che hanno 23 e 20 anni)
Curare il silenzio, avere meno ansia, perché “siamo tutti sulla stessa barca”.
10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?
La risposta alla domanda n.9
11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?
Credo che cambierà tanto, tutto, ma non riesco a capire (per l’imponderabilità e la indeterminatezza dei tempi che corrono) se alla fine cambierà in meglio o in peggio, mi occupo di cultura e socialità e sono molto preoccupata, a momenti, in altri penso che la voglia sarà ancora più grande. Certamente la situazione economica di tanti cittadini cambierà, e credo anche la mia personale. E questo non è un bene, talvolta non mi fa dormire la notte.
Mi vorrei portare però questo, una sensazione di consapevolezza maggiore di ciò che siamo davvero.
Non lo so, adesso. Il mio innato eccessivo senso del dovere non mi consente di “patrimonializzare” il futuro e questo è un male. Non riesco a immaginare, come si sarà compreso, il futuro. Certo, ho immaginato in questi giorni come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto un lavoro “residenziale”, qualcosa che mi avesse dato una sorta di “tran tran , una vita nella mia città, i giorni tutti uguali agli altri…e siccome anche prima vivevo questa contraddizione, oggi ci penso molto di più.
Ma non credo che dimenticherò facilmente questo momento della mia vita.
12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?
Purtroppo ricopro un ruolo, nel mio lavoro, che già dalle prime settimane mi ha fatto capire che molto cambiamento (intendo a livello di atteggiamento, sono la prima donna presidente dell’ARCI nella storia, e quindi abituata a una “resilienza” continua non c’è stato: ognuno ha esasperato i propri lati buoni e i propri lati cattivi. E questa invece era una domanda a cui avrei voluto dare una risposta diversa.
Nelle amiche, nella gente (i vicini, il mio quartiere) un cambiamento positivo, la ricerca di parole, sorrisi, battute. Telefonate lunghe, skype con i parenti, la bravura dei miei figli.
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