1. Dove vivi? Che lavoro fai?
Vivo a Parigi da 25 anni e sono Chief Diversity Officer all’Agenzia Spaziale Europea.
2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere
51-67.
3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?
Il mio lavoro mi ha sempre portata a viaggiare molto e ad incontrare tante persone. Certamente questa stanzialità, le interazioni mediate da uno schermo, la continuità dei giorni senza week end, hanno stabilito una nuova, inusuale, routine di lavoro. Si lavora di più, si sta seduti più a lungo, si combatte con il WiFi ma è anche un momento privilegiato di riflessione.
4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?
E’ strano come questo tempo a casa, sia un tempo dilatato, sospeso. I figli, che studiano all’Università all’estero, sono tornati a casa si è creata una dinamica familiare nuova e inattesa. Si cucina insieme, la sera vediamo vecchi film, ci diamo appuntamento per lo Yoga. Gli amici ci mancano, ma abbiamo trovato modi creativi di gestire gli affetti a distanza.
5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?
Ho fatto ginnastica, parlato con i miei nipotini e bevuto una spremuta, tutti i giorni.
6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?
Con la mia famiglia, e i miei fratelli che sono in Italia.
7. Dove vorresti essere adesso?
Nella casa dove sono cresciuta, accanto al mare. Preparando la parmigiana perchè stasera vengono gli amici e i miei fratelli per cenare in giardino.
8. Cosa ti manca di più?
Mi manca sentire la primavera, con i suoi cambi di luce, il colore degli alberi, e i mille profumi.
9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?
Saro più attenta a trovare un nuovo equilibrio, tra stanzialità e movimento.
10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?
Ho riscoperto il piacere di non dover correre. E sono consapevole quanto questo sia un grande privilegio. Solo qualche anno fa, con bambini a casa, non avrei potuto dire la stessa cosa.
11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?
Penso che quando usciremo da questo periodo, a livello individuale avremo una grande voglia di ritrovarci, di abbandonare la mediazione di uno schermo, e di riprendere le nostre abitudini, soprattutto sociali. La situazione di incertezza e attesa che abbiamo vissuto però lascerà in noi un fondo di preoccupazione, una consapevolezza di fragilità rispetto a ciò che può accadere e non sappiamo controllare. Spero che ciò si traduca in una maggiore sensibilità, verso la questione ambientale per esempio, e in una rinnovata fiducia nell’importanza delle competenze e della scienza.
12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?
Ho riflettuto su come dovrebbe rafforzarsi il rapporto tra scienza e policy making, e quanto sia necessario una nuovo paradigma di comunicazione su temi scientifici, soprattutto quando l’ansia è elevata e ci si muove nell’ incertezza.
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