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Sveva Avveduto

Daria, Roma 5 aprile 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo tra Roma e Padova. Lavoro all’Università di Padova come ricercatrice in un Dipartimento di Agronomia.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere

31 anni. Donna.

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

Sono tornata da Padova per fare la mia reclusione più vicino a famiglia e amici. Normalmente frequento l’Università tutti i giorni dalle 8.30 alle 16.30, e lavoro interamente dall’ufficio. Con lo smart working riuscirei a tenere gli stessi orari da casa, ma il carico di lavoro è notevolmente diminuito. Nonostante i tanti e sviluppati mezzi di comunicazione digitale non sempre è facile ottenere il parere e l’approvazione del capo e dei colleghi durante questo periodo un po’ stano per tutti…


4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Non mi è difficile mantenere i miei normali orari di sonno e veglia. Per il resto, è cambiato tutto. Normalmente vivo con amiche, ma per questo periodo l’uomo che frequento è venuto a stare da me. Lui ha abitudini (alimentazione, cura della casa, etc.) completamente diverse dalle mie. E’ difficile far convivere i nostri due mondi, soprattutto in questo periodo particolare i cui non c’è modo di staccare per un po’…

Con gli amici mi sento più di prima, via telefono, WhatsApp, Zoom e altre piattaforme. Sono tornata a parlare regolarmente con persone che non sentivo da tanto. Manca però il contatto e la vicinanza fisica. Mi manca andare a cena fuori con le amiche. Mi manca vedere la mia famiglia.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

Cambio di stagione, pulizie primaverili (un po’ in anticipo), decuttering dell’armadio… tutto quello che si poteva fare restando a casa è stato fatto!

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Con una mia collega e coinquilina di Padova. In generale, con tutti quelli che lavoravano dall’Università e stanno avendo problemi a continuare in questa situazione.

7. Dove vorresti essere adesso?

Sono felice di essere dove sono (a casa mia, a Roma), ma vorrei uscire ogni mattina per andare a lavorare, andare in palestra, vedere famiglia e amici. Fare una vita normale insomma.

8. Cosa ti manca di più?

La normalità.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

Sinceramente no.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

Questa convivenza forzata ha affrettato molto le cose con l’uomo che sto frequentando. Nonostante i molti su e giù, sono ancora felice di svegliarmi la mattina accanto a lui. Dopo questo periodo sicuramente non cercherò la convivenza e sarò felicissima di tornare alle mie abitudini, ma lui è una cosa che voglio tenere (anche se trovare i nostri equilibri nella nuova normalità non sarà uno scherzo).

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

Non so se cambierà qualcosa nella mia vita quanto questa esperienza sarà finita. Non mi sembra di aver scoperto cose di me che non sapevo prima. Purtroppo credo che NON dimenticherò facilmente come ottenere un sorriso da uno sconosciuto in fila per la spesa sia stato così raro in questi giorni…

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

Di solito sono una che crede che le singole persone possano fare la differenza. In queste circostanze mi sono resa conto della necessità che il cambiamento venga dalla collettività.

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