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Sveva Avveduto

Chiara Sartori, Pordenone 2 aprile 2020

Aggiornamento: 26 apr 2020


1. Dove vivi? Che lavoro fai?

Vivo a Pordenone e sono in pensione

2. La tua età, il tuo genere

Oltre 67 anni, genere femminile.


3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?

Non posso più fare volontariato nelle strutture sanitarie e a domicilio dei pazienti nell’ambito delle cure palliative.



4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?

Curo la mia persona e la casa, faccio purtroppo poca attività fisica, per fortuna la tecnologia mi permette di tenere i contatti con amici e famigliari.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?

Sì leggo di più e ho ripreso a dipingere.

6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?

Con il mio cane e con gli artisti.


7. Dove vorresti essere adesso?

In riva al mare con chi amo.


8. Cosa ti manca di più?

Abbracciare i miei amori.


9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?

L’importanza del tempo libero da riempiere.


10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?

La pittura ad acquarello.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?

Cambierà tutto, o moltissimo. Il tempo dedicato alle videochiamate agli amici, le dirette social di artisti e colleghi, non dimenticherò la bellezza di vivere con molte meno inutili distrazioni.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?

Se si sentiva il bisogno di uscire da un pesante immobilismo e populismo culturale, se qualcuno di noi aveva auspicato un atto rivoluzionario e d’amore per rompere un paradigma ormai esaurito, se urgeva un bisogno quasi fisico di “fare del bello”, di uscire dai pantani di una cultura sempre più spettacolarizzata e intrisa di uno sciagurato dualismo che separa la scienza dall’arte, beh ci ha pensato il COVID19.

Questa tragedia potrebbe non solo insegnarci come funziona davvero la scienza, uno spazio dove non esiste certezza ma confronto e misure.

Dobbiamo sicuramente riscrivere i modi di pensare gli spazi e i valori sociali. Sarebbe stato infinitamente meglio arrivarci senza questa tragedia, ma è un piccolo prezioso guadagno.

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