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Anonima, Milano 9 aprile


1. Dove vivi? Che lavoro fai?


Abito a Milano e sono un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

2. La tua età: sotto i 35 anni; 36-50; 51-67; oltre i 67 anni. Il tuo genere


51-67 Donna.

3. Come sono cambiati i tuoi tempi e le tue abitudini di lavoro?


Prima mi recavo in ufficio tutti i giorni e avevo un orario di lavoro di circa 8 ore. Adesso il mio lavoro si svolge in modalità smartworking nella mia camera da letto attrezzata ad ufficio, per un numero di ore certamente superiore ad 8. Le difficoltà maggiori sono dovute alla mancanza di spazi e mezzi adeguati portatile con basse prestazioni contro un PC ad alta prestazione) e di relazioni interpersonali, che sono fondamentali anche per un ricercatore che svolge il suo lavoro principalmente alla scrivania e al computer. Alcune attività essenziali che svolgo non possono però essere svolte in modalità smartworking, per cui mi reco in ufficio una volta alla settimana (e per questo sono autorizzata dal mio datore di lavoro).


4. Cosa è cambiato nelle tue abitudini quotidiane? Nello svago, la socialità, la cura della persona e della casa, l’alimentazione?


Premesso che non sono una persona che sta in casa volentieri, ho cercato di adattarmi alla situazione e di organizzare la giornata in modo routinario per avere sempre qualcosa da fare. La mattina cerco di comportarmi come se dovessi uscire (per evitare di rimanere in pigiama tutto il giorno), poi lavoro, preparo il pranzo per la famiglia e quindi nel pomeriggio lavoro fino alla conferenza della protezione civile. Quindi preparo la cena e poi leggo un libro o guardo un film con mio figlio. In particolare, per quanto riguarda l’alimentazione si cerca di mangiare cib sani e leggeri, dato che si fa pochissimo movimento. A volte la sera mi occupo della corrispondenza con gli amici (molti stranieri che sono interessati agli avvenimenti dell’Italia) o telefono a familiari o conoscenti.

5. Hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa che ti ripromettevi, ma non avevi il tempo di fare?


Ho letto la storia dell’Islam, che da sempre mi ripromettevo di fare.


6. In questo isolamento con chi ti senti più in sintonia?


Mi sento più in sintonia con mio figlio, con cui la sera guardo un film. Lo scegliamo insieme e lo commentiamo alla fine.


7. Dove vorresti essere adesso?


Vorrei essere nella mia casa in campagna nelle Marche a godermi la primavera.

8. Cosa ti manca di più?


E’ abbastanza scontato: uscire, fare la vita di prima.

9. Hai scoperto l’importanza di qualcosa cui prima non davi alcun peso o ne davi meno?


Viviamo, per nostra fortuna, in un paese ricco e abbiamo molto più del necessario. Molte volte si da per scontato. Riteniamo importanti cose che non lo sono affatto, mentre riteniamo scontate cose fondamentali, come uscire all’aria aperta, avere sempre qualcosa da mangiare, una giornata di sole o una chiacchiera con un amico. Un paio di scarpe nuove o un nuovo vestito sono niente in confronto.

10. Pensi che ci sia qualcosa che hai riscoperto e alla quale non vorrai rinunciare dopo?


Ho riscoperto quanto sia bello poter andare in bici senza traffico, perché, le rare volte che devo andare in ufficio, uso la bicicletta. Però ci dovrò rinunciare perché a Milano ci sono pochissime piste ciclabili ed è molto pericoloso andare in strada in mezzo alle auto. Sarebbe un sogno se tutti potessero andare in bici e venissero eliminate le auto dalla strada.

11. Cosa cambierà dopo? Cosa vorresti portare con te di questa esperienza quando sarà finita? Cosa non vorresti dimenticare?


Forse sarò cinica, ma secondo me non cambierà niente. La gente sarà solo più sospettosa, ma continuerà a consumare, ad inquinare e a mettere i soldi davanti a tutto. Vorrei che la gente e io stessa non dimenticassimo di consumare meno, perché si vive bene lo stesso e ci sarebbero più risorse per tutti.

12. Come percepisci il cambiamento negli altri? Quali sono le domande che ti sei posta/o a questo riguardo e alle quali non avevi mai pensato prima?


Vedo gli altri molto timorosi rispetto al futuro e al coronavirus, a causa del quale ci dovremo abituare a periodi intervallati di clausura e libera circolazione, fino a che non ci sarà un vaccino. A me spaventa soprattutto il futuro dal punto di vista dell’economia, perché il debito pubblico dell’Italia ormai è diventato irreparabile. Molte attività economiche falliranno o saranno chiuse e ci sarà meno lavoro, soprattutto per i giovani e saremo chiamati a fare dei sacrifici economici. Se però dovesse significare tornare forzatamente ad uno stile di vita più sostenibile per il pianeta, forse non sarebbe così male.


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